
Provenienza: Highlands (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 58%
Botti di invecchiamento: Affinamento in ex rum caraibico pot still
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Diageo
Prezzo: € 160,00 su Whisky Shop
Sito web ufficiale: www.obanwhisky.com
Valutazione: 78/100
Ormai i nuovi imbottigliamenti ufficiali di Oban passano solo dalle Special Release, e dato che di versioni indie ce ne sono davvero pochissime, gli amanti della distilleria si trovano a dover attendere questo appuntamento annuale per provare qualcosa di nuovo.
Inedito affinamento in botti ex rum caraibico, da cui il titolo di questo imbottigliamento che richiama la danza e i ballerini di Soca con tutto il contorno di sole, mare, colori ed esplosioni ormonali che l’atmosfera esotica evoca come in uno spot della Costa Crociere.
Sperando di non ritrovarsi poi a sorseggiare un margarita in compagnia di nonna Maria.
Note di degustazione
Al naso si parte in modo aggressivo, con l’acidino di zucchero di canna, succo d’ananas e di mela, lime e banana acerba. Aggiungi una buona dose di note vegetali, di cetrioli al limone, e la sensazione è quella di un’asprezza implacabile, come la vita direbbe un entusiasta crocerista, non fosse che con resiliente pazienza pian piano emerga un lato più gentile di pesca e miele a concedere una luce di speranza, che con un lontano sentore di incenso assume connotazioni cristologiche. La diluizione dà man forte alla dolcezza, apportando maggiore equilibrio.
In bocca la parte dolce si prende una (piccola) rivincita, cavalcando un filo di fumo che presto riporta però in auge tutta la parte aspra, soprattutto citrica, che dilaga sulle note erbacee ancor più espressive assieme a una doccia di sale e spezie (pepe bianco, anice), sconfinando nel balsamico/mentolato. In ordine sparso, frutta secca, cereali e zenzero fanno da comparse.
Finale abbastanza lungo e inevitabilmente asprigno, ma meno di quanto ci si possa attendere, con elementi dolci e fruttati, note balsamiche, bucce di mela, anice.
Se non si fosse capito, è il trionfo dell’asprezza, che magari ha pure i suoi fan ma che personalmente mi trova alquanto contrariato, anche per una certa disarmonia dei sapori che sembrano subire l’affinamento più che abbracciarlo.