
Provenienza: Kagoshima (Giappone)
Tipologia: Single Malt Japanese Whisky
Gradazione: 48%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon e N/D
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Hombo Shuzo Co.
Prezzo indicativo: € 120,00
Sito web ufficiale: www.hombo.co.jp
Valutazione: 83/100
Dopo il revival del 2014, a segnare il primo imbottigliamento della rinata distilleria Shinshu, facciamo un salto nel bicchiere di qualche anno e arriviamo al 2019, con la seconda delle tre limited edition prodotte sotto l’etichetta Komagatake di Mars.
È infatti nel 2018 che escono 10.000 bottiglie della prima edizione di questa serie, seguite l’anno successive da 9.000 di quella che assaggio oggi, per poi chiudere il trittico nel 2020 con ben 15.000 di cui ne proverò una a breve su questo blog.
La maturazione non è molto chiara, in etichetta viene riportato “botti ex bourbon e diversi altri tipi di botte”, il che amplia leggermente l’orizzonte: ovviamente non mancano le speculazioni che parlano di botti ex sherry e vergini di legno americano, ma mi attengo a quanto sicuramente noto e lascio che a parlare sia il distillato.
Note di degustazione
Al naso è un profluvio di vaniglia, miele millefiori, frutta (pesca, albicocca, ananas, pera decana), marmellata di arancia, un tocco ceroso e una lieve vena vegetale di fondo. Evolve scoprendo strati di frutta secca (nocciola, macadamia), malto e un refolo di legno tostato che abbraccia gli aromi. Composto ed elegante.
Al palato spunta un lato speziato non particolarmente accentuato, una spolverata di pepe nero e zenzero su un corpo leggero ma non etereo che si fa più appuntito rispetto all’olfatto. Con una gradazione piuttosto vivace, si fanno avanti sentori vegetali e asprigni con ribes, pompelmo, pera acerba, tabacco, zest di limone, mitigati nel tempo dal ritorno dell’anima più morbida di miele e vaniglia con un tocco salato e un filo di fumo presenti specie in lunghezza.
Finale abbastanza lungo in cui prevalgono le note vegetali con leggeri tocchi speziati, impressioni citriche, pera e una lieve inflessione fumosa.
Un’evoluzione rispetto al primo Komagatake che ho provato, è cresciuta la complessità e la stratificazione, ma resta ancora un whisky piuttosto giovane e acerbo che ha ancora molto da dire.