
Provenienza: Islay (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 46,2%
Botti di invecchiamento: Rovere americano ed ex sherry oloroso
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Moet Hennessy
Prezzo indicativo: € 340,00
Sito web ufficiale: www.ardbeg.com
Valutazione: 90/100
Ardbeg è una di quelle distillerie che sviluppa un rapporto molto particolare con gli appassionati: o si ama o si odia.
Le ben note (e famigerate) politiche di marketing e le continue edizioni speciali, a volte dalle giustificazioni alquanto peculiari, hanno negli anni creato una sorta di repulsione da parte di alcuni, con un rigetto quasi patologico nei confronti di ogni nuovo imbottigliamento che viene accolto con critiche preventive e, a volte, un tantino pretestuose.
Salvo poi magari acquistare la bottiglia senza dirlo a nessuno…
Al di là dei fantasiosi escamotage di Lumsden, nume tutelare di Ardbeg e Glenmorangie, difficilmente ho trovato imbottigliamenti che fossero men che buoni, dimostrando come la qualità intrinseca del distillato sappia reggere qualunque bizzarria cui venga sottoposto.
E veniamo dunque all’edizione 2022 di questa serie, che come le precedenti presenta leggere variazioni rispetto alle altre: in questo caso, la proporzione di botti ex sherry oloroso refill è maggiore in quella che, secondo le loro indicazioni, avvicina questa release allo stile degli Ardbeg anni ’70.
Distillato del 2003 imbottigliato a marzo del 2022 in edizione limitata, che porta la firma del Distillery Manager Colin Gordon, per il cui campione raccolto alla recente Whisky Week di Como ringrazio il sempre gentilissimo Emanuele.
Note di degustazione
Al naso emerge una torba pastosa e speziata, con tonalità dolci e medicinali che si insinuano tra le narici ponendo in breve tempo l’accento su note fortemente agrumate. Noce moscata e aghi di pino aleggiano su una composta di frutta eterogena con ananas, mango, albicocca secca e cedro candito, mentre una vena di cacao e cenere intride un impasto di cola e amaretti. Nel tempo, la cenere si evolve in gomma bruciata senza però mai strabordare, restando in buon equilibrio con gli aromi freschi e fruttati del whisky. Piacente ma non piacione.
Attacco al palato piuttosto vegetale, con una punta di pepe e zenzero a vivacizzare una torba anche qui cinerea e piena dalle pulsioni costiere e minerali, con gli agrumi ancora a farla da padrone sulle tonalità fruttate e tropicali. Accenni di vaniglia e crema catalana si alternano a venature amarotiche di radice di liquirizia e cacao, con un carico di finocchio e spezie (anice, soprattutto) ad abbracciare i sapori. Un’impressione mentolata si fa strada in lunghezza, stemperando la fumosità sospesa tra l’anima vegetale e quella automotive.
Finale lungo che riprende l’intero spartito aromatico, riproponendo le dicotomie di torba vegetale e cinerea, frutta tropicale e agrumata, tonalità fresche e amarotiche.
Dopo una seconda edizione non proprio scintillante e una terza più convincente, si torna verso l’eccellenza con un whisky equilibrato pur nelle sue contraddizioni, con anime diverse che collidono e si intrecciano senza sbavature, trovando un punto di equilibrio che forse manca di quella esplosiva ricchezza che mi aveva travolto nel primo batch.
Ma si parla di sfumature, che rientrano nel personalissimo rapporto intessuto con un dram che di certo non lascia indifferenti.