
Provenienza: Speyside (Scotland)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 56,5%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon first fill e refill
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Diageo
Prezzo: € 139,00 su Whisky Shop
Sito web ufficiale: N/D
Valutazione: 87/100
Inizio la lunga cavalcata tra le special release di quest’anno proposte da Diageo con l’imbottigliamento forse più atteso di tutti, il primo ufficiale della distilleria Roseisle.
Fondata nel 2009 nel cuore dello Speyside, vicino Elgin, la distilleria nasce come “carne da cannone” per i blended del colosso del beverage, con una produzione gargantuesca da 13 milioni di litri all’anno grazie ai quattordici pot still presenti, con la capacità di creare stili diversi di whisky di malto giocando su ammostamenti, fermentazioni e contatti più o meno prolungati con il rame tra alambicchi e colonne di condensazione.
Il tutto in modo completamente automatizzato (compreso taglio di teste e code) e con un impianto a biomasse per limitare al minimo l’impatto sull’ambiente.
La maturazione in botte avviene nei magazzini a Glasgow, e nel 2011 Diageo festeggiò l’inizio della distillazione con un blended malt (Triumph) composto da whisky delle ventisette distillerie del proprio portafoglio, di cui Roseisle rappresentava la ventottesima.
E vengo a questo primo imbottigliamento ufficiale di Roseisle, parte della Spirited Xchange che è il tema delle Special Release di quest’anno, dove le illustrazioni in etichetta intendono evocare maturazione e note di degustazione delle bottiglie.
In questo caso, l’aquilone di origami richiama la fusione di elementi basilari alla base del distillato, così come carta, legno, spago e un tocco di alchimia sono le fondamenta di un’arte antica e secolare che coniuga meraviglia e semplicità, creando pieghe di carta delicata che cavalcano il cielo sull’onda del vento… un po’ tirata per i capelli, ma ci accontentiamo…
Note di degustazione
Il naso è un tripudio di frutta e vaniglia, dolcemente ricco di albicocca, pesca sciroppata, banana matura e crema pasticcera con intrusioni di note citriche. Tanta pasticceria che prosegue con pasta frolla, pasta di mandorle, miele (fin quasi a una vena cerosa di fondo) e malto. La frutta si evolve in declinazioni tropicali, lasciando emergere nel tempo qualche inflessione floreale, amplificati con l’aggiunta di acqua. Gradazione non pervenuta. L’impatto è molto accogliente.
Le cose cambiano al palato, la gradazione fa ricordare il proprio peso con un guizzo iniziale piuttosto vivace, in cui il pepe nero punteggia con decisione uno spartito meno incline alla morbidezza, dove frutta e prodotti dolciari sono intrisi di note amarotiche e vegetali che ne smorzano (positivamente) la dolcezza, con anice e una punta di rabarbaro. Ogni velleità cerosa è svanita, cresce la frutta tropicale e citrica con la frutta secca (noci, mandorle), la vaniglia scivola sul fondo e spunta del legno ruvido in lunghezza.
Finale abbastanza lungo e asciutto, lievemente speziato, di frutta secca, frutta tropicale, crema pasticcera, note vegetali e a tratti balsamiche.
Un esordio che non passa inosservato, con equilibri e dicotomie espressi in modo magistrale e senza sbavature, riuscendo a incarnare le anime del territorio che, a voler fare la punta al genitale maschile, appare forse un po’ scolastico. Ma togliendosi gli occhiali da nerd, resta un whisky piacevolissimo, ben costruito, riuscito e dal prezzo decisamente sproporzionato, più o meno quello che si può dire di molti altri esordi recenti.