
Terzo appuntamento con il breve giro della Scozia (i precedenti li trovate qui e qui) e seconda giornata su Islay, con un tour a Kilchoman prenotato in tarda mattinata, il che concede il tempo di perdersi un po’ nei dintorni della distilleria per visitare luoghi i cui nomi sono molto famigliari per i bevitori di whisky.
È difficile descrivere la sensazione che dà incrociare cartelli stradali con nomi che si associano a bottiglie, come se fossero i luoghi ad aver preso ispirazione dai dram che amiamo.
E trovarsi a camminare sulla sabbia di Machir Bay è davvero emozionante, con una vista che a tratti fa pensare di trovarsi su spiagge tropicali, sebbene un sole benevolo non arrivi alle stesse temperature.
Peccato solo non avere con sé la bottiglia omonima…




Sulla strada per Kilchoman si passa accanto ai campi d’orzo che poi diventeranno (anche) il 100% Islay, con tanto di previsione di resa:

Finalmente in distilleria, dove veniamo accolti da Kristeen, la nostra guida per il Limited Edition Tasting and Tour, che come si può intuire dal nome prevede una visita alla distilleria con assaggio finale di alcune edizioni limitate di Kilchoman.
Il centro visitatori è stato rinnovato da poco ed è accogliente e fornitissimo, di bottiglie quanto di gadget di ogni tipo: divanetti e bar invitano alla sosta e alla degustazione.





Una breve introduzione sulla storia della distilleria, sull’ambizioso progetto di Anthony Wills e quanto fosse ritenuto quasi folle aprire una distilleria su Islay dopo oltre un secolo dall’ultima (Bunnahabhain).
Il legame col territorio, la volontà di creare un whisky che si esprimesse grazie alla sua lavorazione e non agli anni dichiarati in etichetta, una produzione volutamente ridotta partendo anche dall’orzo coltivato in loco: tutti tratti distintivi di una distilleria per molti aspetti pioneristica ma che non ha mai aderito alle leggi del marketing spinto come altri.
Visita al pavimento di maltaggio, con assaggio della terza edizione del 100% Islay (2013, interamente in bourbon di cui prima o poi parlerò su queste pagine), e anche qui l’orzo viene rigorosamente girato a mano, nel solco dello spirito artigianale della distilleria. Forse anche grazie all’ariosità della stanza e agli uccellini che allegramente pasteggiano con l’orzo in via di germinazione, si respira un’atmosfera rilassata e gioiosa che poi ritroverò in tutti gli ambienti della distilleria.






Ovviamente l’orzo è quello prodotto nei loro campi, posto a circa cinque metri al di sopra del kiln per circa quindici ore per arrivare a un livello di torbatura intorno ai 20ppm, a differenza di quello procurato già maltato dall’esterno, in precedenza da Port Ellen e oggi da una malteria della “terraferma” su precise indicazioni della famiglia Wills, che viaggia sui 50ppm.
Visita alla nuova stillhouse, inaugurata nel 2020, con un mash tun, sei washback e due alambicchi, copia esatta di quelli originali, di dimensioni relativamente ridotte: ci viene data la possibilità di assaggiare il wash, il liquido fermentato che poi andrà negli alambicchi, una sorta di birra dal colore non particolarmente invitante, e anche il sapore non si può dire sia travolgente.



Ci si sposta nella nuova warehouse dove riposano le botti, scelte con cura da Wills alla costante ricerca di nuove ricette per il proprio distillato, espresse nelle edizioni limitate che di fatto sono un laboratorio i cui esperimenti più riusciti riescono a vedere la luce. Il limite è solo quello imposto dai rigidi regolamenti della Scotch Whisky Association, con cui infatti non sono mancate delle frizioni in passato.
Certo, manca il fascino dei vecchi dunnage con le loro pareti intrise di umidità e storia, ma vedere in fila così tante botti è sempre emozionante.



Infine, la degustazione di ben quattro versioni speciali, tra cui l’edizione creata in occasione del Fèis Ìle di quest’anno di cui ho scritto poco tempo fa, il tutto ammirando i terreni che circondano questa davvero unica farm distillery in cui la passione e il legame con il territorio trasudano da ogni singola pietra.
Ci sono altri progetti di espansione, che già come nel 2020 non porteranno necessariamente a un aumento proporzionale della produzione, ma consentirano a Wills e ai suoi collaboratori di sperimentare con maggiore libertà tra orzo e botti, sempre nel rispetto dello spirito artigianale e isolano della distilleria.


Terminato il tour, continua l’esplorazione dei luoghi legati alle diverse edizioni di Kilchoman.
Saligo Bay…




…e Sanaigmore.
Le rocce nere che affiorano dalla sabbia, l’acqua di un azzurro intenso che invita a tuffarsi nonostante il gelo dell’oceano consigli altrimenti: è vero, il tempo è stato davvero clemente, ma sono panorami comunque spettacolari.





Dopo aver salutato una cabina telefonica persa in mezzo al nulla e alcuni abitanti del luogo, una tappa obbligata della zona è un locale che si raggiunge dopo aver percorso un’interminabile stradina in mezzo alla natura, dove si mangiano delle ostriche straordinarie.





Concludiamo la giornata puntando verso sud, a Portnahaven, una deliziosa baia dove, se fortunati, si possono avvistare le foche al tramonto.
Purtroppo niente mammiferi marini, ma la vista vale comunque il viaggio, degna conclusione di un’altra magnifica giornata.





Grazie di cuore ad Antea per tutto l’aiuto che mi ha dato per organizzare questa visita.