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Irlanda Kinsale Spirit Whisky da 0 a 50 euro

Spanish Earl

Recensione di un single malt a tripla maturazione

Provenienza: Kinsale (Irlanda)
Tipologia: Single Malt Irish Whiskey
Gradazione: 43%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon, ex stout, ex rum
Filtrato a freddo: 
Colorazione aggiuntiva: 
Proprietà: Kinsale Spirit
Prezzo indicativo: € 47,00
Sito web ufficiale: kinsalespirit.com
Valutazione: 78/100

Torniamo dopo diverso tempo alla piccola azienda di Kinsale e agli imbottigliamenti di terze parti sotto le loro etichette ispirate alla Guerra dei 9 Anni.
Dopo Red Hugh O Donnell, questa volta troviamo il faccione di Juan del Aguila a rappresentare questo single malt a tripla distillazione, prodotto dalla Great Northern Distillery, richiamandosi alla figura di questo spagnolo che combatté al fianco di O Donnell e Hugh “The Great Earl” O Neill (anch’egli con un imbottigliamento dedicato) durante la battaglia di Kinsale.
In quel periodo risiedeva a Cork, presso la Portney’s Lane, da cui nasce l’idea del triplo invecchiamento: dopo gli iniziali quattro anni in botti ex bourbon, il distillato è stato diviso in due tipologie di botti diverse, ex Imperial Stout ed ex rum (precisamente delle botti che contenevano dei dieci anni di Appleton), per almeno tre mesi prima di essere imbottigliato.

Note di degustazione

Al naso si intrecciano note di frutta secca (mandorla, noce, macadamia) e cioccolato al latte, che presto vengono sopraffatte da una cascata di frutta preminentemente tropicale: pesca, ananas, mango, frutto della passione, cocco. Una dolcezza zuccherina cui fanno da corollario cenni di muscovado e venature vegetali via via più pronunciate. L’influenza della stout pare svanire presto, a voler cercare impressioni birrose pare più di percepire una IPA.
In bocca esordisce con una speziatura di pepe nero e zenzero, con una buona consistenza che ritrova le sfumature di cioccolato (e caffè) con maggior convinzione, a spese della frutta che si sacrifica sull’altare delle note vegetali che prendono decisamente corpo, lasciando qualche spazio a miele e crema pasticcera. In lunghezza, un velo amarotico si stende sui sapori, con accenti asprigni e limonosi.
Finale abbastanza lungo e acidulo, con pennellate di cioccolato e caffè, frutta secca, spezie, legno.

L’esordio non è malvagio, tanto all’olfatto che in bocca, ma in lunghezza si scompone e perde coerenza, con una combo micidiale tra giovinezza del distillato e influenza delle botti ex rum probabilmente molto cariche. Peccato, perché gli spunti interessanti non mancherebbero.

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