
Provenienza: Highlands (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 46%
Botti di invecchiamento: American ed European Oak
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Lalique Group
Prezzo: € 59,90 su Spirit Academy
Sito web ufficiale: theglenturret.com
Valutazione: 87/100
Fra le numerose distillerie che ambiscono al titolo di “più antica di Scozia”, Glenturret, nascosta in una piccola valle a un’ora di strada da Edimburgo e Glasgow, è certamente una delle pretendenti più accreditate, visto che alcuni edifici dell’attuale sito risalgono addirittura al 1775. La precedente proprietà, Edrington Group, ne utilizzava il whisky soprattutto per i blended, Famous Grouse su tutti, tanto che la stessa Glenturret (un po’ come Strathisla, di Pernod Ricard, chiamata la “casa del Chivas Regal”) era conosciuta per essere la “casa del Famous Grouse”. Come si legge nella recensione del 15yo apparsa su questo blog, la nuova proprietà francese ha però deciso di operare un radicale rilancio del marchio, importato in Italia da Meregalli, sia in termini di core range che di packaging.
Oggi assaggiamo l’entry level di gamma, il 12yo, maturato, a leggere le indicazioni ufficiali, in un mix di botti di rovere americano ed europeo (in tempi di trasparenza quasi totale, con distillerie che dichiarano esattamente la tipologia di botti utilizzate e in che percentuale, questa vaghezza di lessico fa onestamente un po’ sorridere…) e imbottigliato al 46% ABV nel suo colore naturale e senza filtrazione a freddo.
Grazie a Valeria e a Matteo, allo stand Whisky to you dell’ultima Whisky Week di Firenze per il generosissimo campione.
Note di degustazione
Il colore è ambra.
Al naso la prima impressione è “secca”, nel senso di fichi da un lato, e noci e mandorle dall’altro, accompagnata da un tocco di legno fresco e da un ventaglio dolce di caramello, crema pasticcera e zucchero vanigliato, con una spolverata di noce moscata, e abbondanti pasta frolla e cioccolato al latte. Dopo qualche minuto l’insieme assume le piacevoli sembianze della torta paradiso.
Al palato arriva subito il caramello, ma è la consistenza del versante agrumato a sorprendere, con zest d’arancia rossa e, soprattutto, mandarino. In bocca il whisky è davvero accogliente e di una morbidezza assoluta. Un po’ di pepe, poi un netto ricordo di zabaione (anzi, di bombardino). In chiusura pesca e gingerino.
Nel finale di media lunghezza tornano la frutta secca e il caramello.
Un entry level che – ne siamo certi – saprà ritagliarsi uno spazio importante nel cuore degli appassionati. Consistente, mai banale, ma allo stesso tempo così gradevole da poter intercettare il favore di molti.