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Tre giorni tra Highlands e Speyside: BenRiach e GlenDronach

Resoconto di un breve viaggio in Scozia
Ambarabà, cici, cocò…

“Ho una proposta pazza.”
Quando ti esordiscono così su WhatsApp, molte possibilità turbinano nella mente, ma mai penseresti a una tre giorni in Scozia, a visitare due distillerie e un cooperage.
E invece, grazie a Brown-Forman e al suo distributore italiano, Fine Spirits, eccomi in quattro e quattr’otto catapultato in un viaggio organizzato in poco tempo per scoprire due dei tanti gioielli incastonati tra Highlands e Speyside: BenRiach e GlenDronach.

Uno dei magazzini di BenRiach

Fondata sul finire del 19° secolo, BenRiach ha condiviso con molte altre distillerie dello Speyside (e non solo) i tempi bui della produzione realizzata solo per i blended, ma grazie all’intervento di Billy Walker prima e dell’attuale proprietà con la Master Blender Rachel Barrie poi, lo spirito è tornato a riempire il loro core range.
L’acqua fortemente minerale estratta dal sottosuolo contribuisce al carattere di questo speysider, che si distingue dai molti fratelli sparsi nel territorio anche grazie ad altre peculiarità produttive: l’infusione a quattro temperature dell’orzo, la fermentazione tra le 70 e le 100 ore e la distillazione lenta portano a creare il classico profilo fruttato del whisky.

Dal 2016 il core range è stato interamente ripensato, offrendo a oggi quattro stili diversi: il classico, il torbato, quello frutto di tripla distillazione e quello realizzato a partire dall’orzo maltato in loco, che produce la versione limitata Malting Season.

Grazie alla passione e all’entusiasmo di Douglas Cook, Global Head of Scotch Advocacy di Brown-Foreman, io e i miei compagni di viaggio abbiamo potuto camminare tra i mash tun, gli alambicchi e le tante (e vetuste) botti lasciate a riposare nella splendida Warehouse 13, in quella che per scelta resta una produzione non a pieno regime e votata alla sperimentazione.

Immancabile (e imperdibile) la degustazione finale, anticipata dall’assaggio dei tre diversi new make (classico, torbato e a tripla distillazione), con cinque espressioni: il 10 e il 12 anni, lo Smoky Twelve, lo Smoke Season e uno straordinario 21 anni.
Molto interessante è stata l’opportunità di confrontare proprio i new make con i whisky maturi, cogliendo le sfumature presenti in ognuno, con lo Smoke Season forse il più interessante dei cinque.

E dopo l’eclettica BenRiach, è toccata alla più classica GlenDronach, dove dopo diversi anni si è tornati a cercare il profilo più fortemente sherried della distilleria, in cui a farla da padrone sono le botti che hanno contenuto il vino fortificato spagnolo con alcune incursioni in porto e pochi altri vini fortificati.
Mash tun più classicamente a tre acque, fermentazione lunga e distillazione in alambicchi le cui forme consentono di creare uno spirito più pulito, con le acque del fiume Dronac che scorrono sotto l’edificio a fare da liquido di raffreddamento nei condensatori.
La produzione è ben più ampia della sorella speysider, ma più votata al recupero di sapori e aromi del passato.

Degustazione conclusiva con quattro chicche: il Port Wood, il recentissimo Cask Strength Batch 11 e due esclusive della distilleria, due bottiglie che si possono riempire direttamente nell’elegantissimo centro visitatori, i due vintage 2012 e 1993.
Ho un debole per il CS, lo ammetto, ma l’assaggio del quasi trentenne difficile lasci indifferenti…

Chicca finale, visita allo Speyside Cooperage, vero colosso multinazionale nella creazione delle botti, con un procedimento rigorosamente artigianale in cui l’uso delle macchine è ridotto allo stretto necessario, con ancora la grande manualità dei giovani bottai a fare la differenza.
Una vera macchina da guerra, in cui si crea e si ripara un numero impressionante di botti a una velocità e sicurezza figlia di quattro anni di apprendistato e di un lavoro certosino e attento.

È davvero difficile comprimere in poche righe le emozioni, le sensazioni e il divertimento di questa breve ma intensa gita in Scozia, per la quale devo ringraziare non solo gli organizzatori ma anche i miei straordinari compagni di viaggio, con i quali si sono condivise bevute, ottime cene, aneddoti e “lezioni di vita” che mi porterò nel cuore per tanto tempo…

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