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Inghilterra The Lakes Whisky dai 200 euro in su Whisky dai 50 ai 100 euro

The Lakes Distillery: un giro del lago in quattro whisky

Recensione di quattro imbottigliamenti della distilleria inglese

Provenienza: Lakes District (Inghilterra)
Tipologia: Single Malt English Whisky
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: The Lakes Distillery Company Limited
Sito web ufficiale: www.lakesdistillery.com

In occasione di una recente degustazione organizzata dal Whisky Club Italia in collaborazione con l’importatore italiano Beija Flor, ho potuto provare cinque espressioni realizzate dalla giovane distilleria The Lakes, incastonata nella zona dei laghi a nord ovest dell’Inghilterra in un parco naturale.
The Lakes nasce per volontà di Paul Currie, il cui padre ha lavorato per anni per conto di Chivas Brothers e che con quest’ultimo aveva già fondato la distilleria di Arran nel 1995: dopo aver ceduto la proprietà dell’azienda, decide di creare una distilleria in una zona dell’Inghilterra dalla bellezza davvero unica e maestosa.
Tutto parte da una vecchia fattoria sulle rive del fiume Derwent, che nel 2014 diventa l’attuale distilleria e inizia a produrre whisky (oltre a gin) sotto la stretta direzione del whisky maker Dhavall Gandhi, il quale infonde un approccio quasi scientifico alla creazione del distillato.
Grande attenzione alla fermentazione, al processo di distillazione e alla scelta delle botti, mettendo in secondo piano tutti quei concetti di terroir e attenzione alle materie prime che molte distillerie stanno invece spingendo nella propria narrazione.
La strada di Dhavall è guidata unicamente dalla ricerca di aromi e sapori, dove le botti sono solo un mezzo e non un fine, da che conseguono le scarse informazioni date sugli invecchiamenti utilizzati per ogni imbottigliamento: principalmente botti ex sherry, ma quali e in che proporzioni è un’informazione nota solo al whisky maker e ai suoi collaboratori (e forse nemmeno a loro).

In questo articolo troverete quattro delle espressioni principali realizzate dalla distilleria, tutte senza dichiarazione di età come la loro intera proposta: la quinta provata in degustazione, trattandosi di un blended di scotch whisky, verrà trattata altrove.

The Lakes Whiskymaker’s Editions – Soleado

Gradazione: 46%
Botti di invecchiamento: N/D
Prezzo indicativo: € 200,00
Valutazione: 78/100

Inizia il percorso attorno al lago con le Whiskymaker’s Editions, una serie di imbottigliamenti in edizione limitata che deviano dalla consueta scelta di botti ex sherry da parte di Duvall per esplorare nuovi aromi e sapori, secondo quell’ispirazione olistica che ne guida l’estro.
Sei espressioni (qui ne proveremo due) con gradazione che parte dal 46% di cui nulla viene rivelato: le botti usate non sono importanti, ciò che conta sono le evocazioni che si trovano nel bicchiere, frutto del blending del whiskymaker.
Cercare di cogliere quali siano può essere un esercizio divertente ma fondamentalmente sterile: nonostante l’approccio scientifico e quasi maniacale nella creazione di questi whisky, qui non è il viaggio a essere importante ma il punto di arrivo.

Questo Soleado, uscito nel 2022 in 260 bottiglie, si ispira ai numerosi viaggi di Duvall in Andalusia, alla ricerca di botti per i suoi blending, e già dal nome vuole evocare il sole e il calore di quelle terre.

Note di degustazione

Al naso sono gli agrumi a farla da padrone, con mandarini e marmellata d’arancia che emergono prepotenti dal bicchiere cavalcando onde di burro e miele, attorniati da fiori (d’arancio e caprifoglio) e una leggerissima nota speziata di cannella. Gli aromi non perdono di intensità nemmeno con il tempo, facendosi anzi più caldi e zuccherosi al limite dello stucchevole.
In bocca cresce la parte speziata, aggiungendo alla cannella delle manciate di pepe e zenzero che punzecchiano i sapori declinati ancora nella frutta ma con una minore incidenza degli agrumi: albicocca, ananas, susine e limone prendono corpo assieme a mandorle e radice di liquirizia. Le note virano sul comparto amarotico, con anice e componenti erbacee che emergono con forza nel tempo, sorrette da una certa esuberanza alcolica.
Finale non molto lungo e secco, di frutta con inflessioni agrumate, note erbacee e leggeri tocchi speziati.

Un whisky che vive di una radicale dicotomia, dove l’olfatto coglie in pieno le evocazioni intese dal suo nome per poi rovesciarsi e perdersi del tutto al palato, che si fa più risaputo e meno incisivo. Peccato, perché se anche un po’ eccessivi (a mio gusto, beninteso), i profumi erano interessanti e diversi, avrei preferito maggiore coerenza nella bevuta.

The Lakes Whiskymaker’s Editions – Mosaic

Gradazione: 46,6%
Botti di invecchiamento: N/D
Prezzo indicativo: € 90,00
Valutazione: 86/100

E dopo la Spagna, Duvall ci porta lungo la via della seta a scoprire le evocazioni aromatiche dell’est, mescolando le botti a sua disposizione per creare, nel 2022 in 2.500 bottiglie, un whisky sospeso tra due mondi, dall’anima allo stesso tempo agricola e metropolitana… o almeno così viene descritto.

Note di degustazione

Come da copione, le spezie si presentano all’olfatto, declinate in cumino, noce moscata, cannella e sandalo, avvolgendo sentori sospesi tra lo sherry e il rum: zucchero di canna, caramello, arancia candita, marmellata di lamponi, datteri. Ricorda i makroud, dolcetti tunisini a base di datteri. Gli aromi sono percorsi da un filo di incenso. Seduttivo.
In bocca è morbido e setoso, le spezie si amalgamano a frutta essiccata (datteri, prugne, pesche), burro, melassa, tabacco e un sentore di legno fresco. Una punta balsamica emerge in lunghezza, senza compromettere la struttura ma dando un’ulteriore nota di carattere.
Finale non molto lungo di zenzero, sandalo, datteri, caramello, incenso.

Sinuoso ed elegante, avvolgente, un profilo che fa intuire quali possano essere le botti che l’hanno composto, trovando un eccellente punto d’equilibrio quand’anche non particolarmente profondo. Manca infatti di incisività, ma forse non era nemmeno cercata: si fa bere, molto, troppo volentieri.

The Lakes Whiskymaker’s Reserve No. 5

Gradazione: 52%
Botti di invecchiamento: Ex sherry oloroso, PX e vino rosso
Prezzo indicativo: € 80,00
Valutazione: 88/100

La Whiskymaker’s Reserve è una serie che, a partire dalle botti ex sherry, segue le ispirazioni di Duvall nel dare vita a espressioni sempre diverse, cercando di trarre dal blending delle botti il massimo possibile.
Cinque imbottigliamenti consecutivi, di cui questo è il più recente (uscito ad aprile 2022) ed è frutto di botti ex sherry ed ex vino americano, in edizione limitata a 5.500 bottiglie, definito dal suo creatore come “sobrio ed elegante”.

Note di degustazione

Un olfatto dalle tonalità calde e speziate, dove i frutti rossi (lamponi, mirtilli, ciliegia) incontrano la noce moscata e la cannella, uniti in una crema morbida e burrosa con tocchi di marmellata di fragole, fichi secchi e uva sultanina. Sottofondo di chicchi di caffè e legno laccato. Quasi invisibile la gradazione alcolica, emerge solo a tratti una leggera astringenza tannica. Sobrio ed elegante, verissimo.
Cremoso al palato, zenzero e pepe anticipano i sapori ancora declinati nelle sfumature dello sherry (più oloroso che PX) e del vino rosso, che qui emerge maggiormente con qualche asperità e astringenza in più. Caldo e ruvido allo stesso tempo, la composta di frutti rossi abbraccia scorza d’arancia candita, liquirizia, cioccolato, fichi secchi e pinoli, spalmati su cuoio e foglie di tabacco. Noce moscata e cannella completano il quadro, intenso e scuro.
Finale abbastanza lungo e leggermente tannico, di spezie, legno laccato, cioccolato, caffè, mandorle e un lieve sentore balsamico/mentolato.

Un whisky molto “spesso”, solido, che tiene fede alle promesse del suo creatore dando vita a uno sherried non banale ed elegante, privo di eccessi e sbavature. Se proprio proprio si vuole trovargli un difetto, forse manca di emozione, ma è impressione del tutto soggettiva: avercene, di dram in sherry così.

The Lakes Quatrefoil Collection: Faith

Gradazione: 56,5%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon, sherry oloroso e PX
Prezzo indicativo: € 300,00
Valutazione: 83/100

La serie Quatrefoil vuole rappresentare l’essenza della distilleria, con il quadrilobo del logo su cui sono incastonati i quattro pilastri del loro credo: fede, speranza, fortuna e amore.
Sempre a partire dalle botti ex sherry, i quattro imbottigliamenti mettono in risalto diversi aspetti delle maturazioni, scavando nelle possibilità che i legni americani ed europei possono offrire.
Il primo a uscire nel 2018 è questo Faith, 1.000 bottiglie a gradazione piena, che trae ispirazione dallo Striding Edge, una passeggiata sul crinale dei monti che circondano il lago che richiede coraggio e, appunto, fede a chi decide di percorrerla.
Maturazione iniziale in botti americane e spagnole seasoned con bourbon e sherry oloroso, cui è seguito un affinamento in hogshead ex PX sia americane che spagnole.

Note di degustazione

La pur elevata gradazione è del tutto assente al naso, che dopo un’iniziale ventata acidula vira decisamente su note più scure e decadenti, che ricordano un po’ quello del pan dei morti: fichi secchi, uvetta, cacao, cannella, noce moscata, mandorle. E malto, una nota che nei pur giovanissimi whisky provati fin qui è stata incredibilmente assente. In lunghezza, venature vagamente balsamiche.
È in bocca che l’alcol si fa sentire, pur senza sopraffare, spingendo una degustazione dolce-amara in cui le impressioni di frutti rossi si intridono di anice e liquirizia, con le spezie in controcampo su cioccolato, caffè, mandorle e ancora un sottile filo balsamico di fondo.
Finale mediamente lungo, giocato ancora sulle note dolci e amare, con una leggera salinità di fondo e lievemente balsamico.

Più interessante al naso che in bocca, un whisky che rispetto ai fratelli usciti in seguito fatica a camuffare la propria gioventù, mostrandosi ancora acerbo e in divenire, ma già con quella potenzialità espressa nelle incarnazioni successive.

In conclusione, quattro whisky giovani (siamo ben sotto i dieci anni) che mostrano però carattere e incisività, sia pur in gradazioni diverse, in cui il lavoro sulle botti è evidente e meticoloso e promette grandi cose in futuro.
Il rischio è, forse, quello di porre accento più alla ricerca che alla sostanza, ma come il Reserve No. 5 e il Mosaic dimostrano, il risultato finale può andare ben al di là della mera dissezione scientifica.

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