
A distanza di poco più di una settimana dalla sua conclusione, è tempo di bilanci per la Whisky Week di Treviso, che si è aperta con una serie di eventi collaterali a partire dal 18 ottobre per poi culminare nel weekend del 23 e 24 con “Whisky in fabbrica”, dove i visitatori hanno potuto degustare i tanti whisky protagonisti delle diverse aziende distributrici in Italia.
Va detto subito che, rispetto all’edizione di fine agosto sul Lago di Como, qui ci si trovava a confrontarsi con una realtà molto più complessa: nonostante sia patria di grandi distillati come la grappa, il Veneto raramente si è prestato come proscenio per un evento di questa portata dedicato solo al whisky.
Altre abitudini, altre tradizioni, con la parola “degustazione” che richiama alla mente eventi in ville palladiane dove il vino scorre a fiumi su cicchetti e formaggi, mentre il distillato di cereali richiede dimensioni diverse, forzatamente imposte anche dalle regole di distanziamento sociale che portano a scegliere location dagli spazi ampi e ariosi, cosa troppo spesso sottovalutata se non del tutto ignorata.
E la cornice dell’Opendream, ricavata da un ex complesso industriale per la ceramica, si è rivelata d’impatto e imponente, grazie anche alle diverse opere d’arte disseminate tra le sale, offrendo un benvenuto d’eccezione ai visitatori.

E la partecipazione nel weekend non è decisamente mancata, sfiorando i 1.000 ingressi distribuiti principalmente sul sabato, con un afflusso costante e ben distribuito che ha consentito una maggior cura del singolo visitatore, andando al di là della semplice mescita del dram in cambio di gettoni, specie considerando l’alta percentuale di neofiti che si sono affacciati al whisky in questi due giorni.
Le Masterclass, pur tutte di grandissimo livello, hanno forse pagato la troppa vicinanza l’una all’altra con un affastellamento di appuntamenti che ne ha limitato l’accesso.
Come in ogni evento di questa portata, a posteriori si valuta cosa abbia funzionato e cosa avrebbe potuto andare meglio, ma nel complesso credo si possa chiamare legittimamente un esperimento riuscito: portare quasi mille persone in provincia, in una zona non avvezza a proposte simili e con pochissimi agganci sul territorio, non è impresa facile e nemmeno da sottovalutare.
Ed è sicuramente merito di tutte le anime che compongono il Whisky Club Italia, con l’energia e la caparbietà a partire dalle “teste” di Claudio Riva e Serenella Campo fino a tutto lo staff che ha reso possibile qualcosa non di impossibile, ma sicuramente di arduo.

Il progetto della Whisky Week non si ferma qui: nel 2022 sono previste altre due tappe, nel centro e nel sud d’Italia, di cui non mancheremo di parlarvi anche grazie alla fiducia che gli organizzatori ci hanno dato in quanto media partner dell’evento.
Per concludere, vi lasciamo una playlist con una carrellata di interviste realizzate ad alcuni degli espositori durante la due giorni, giusto per farvi prendere nota delle bottiglie che dovete ancora assaggiare!
Ci vediamo alla prossima Whisky Week!