
Provenienza: Highlands (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 43%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon
Filtrato a freddo: Sì
Colorazione aggiuntiva: Sì
Proprietà: Diageo
Prezzo: € 54,70 su Aquavitae
Sito web ufficiale: www.obanwhisky.com
Valutazione: 77/100
Colmo una lacuna del blog, a cui mancava uno dei capisaldi dei cosiddetti Classic Malt di Diageo, un whisky amato da molti di cui non esistono però molte espressioni: Oban.
Come tante altre distillerie, l’incipit parlandone è “tra le più antiche di Scozia”, ma in questo caso è un titolo meritato: fondata nel 1794 in quello che era appena un villaggio di pescatori e che, grazie proprio all’attività della distilleria, divenne in seguito la città con lo stesso nome.
Una delle distillerie più piccole del paese, con soli due alambicchi che producono poco meno di 900.000 litri l’anno e di fatto mai accresciuta nelle sue dimensioni, nasce per iniziativa dei fratelli John e Hugh Stevenson che la detengono a lungo, fino al 1866, quando viene presa in mano da Peter Curnstie prima e Walter Higgin poi, nel 1883.
Ricostruita dall’ultimo proprietario per venire incontro all’accresciuta domanda del distillato, viene acquisita pochi anni dopo da Alexander Edward, già proprietario di Aultmore, e vive momenti di grandi difficoltà negli anni ’20 del secolo scorso per la crisi di uno dei blender, Pattinson’s of Leith, che ne acquistava grosse partite, portando alla cessione nel 1923 alla Dewar’s e confluendo quindi nella Distillers Company (in seguito Diageo).
Qualche anno di chiusura, tra il ’31 e il ’37 e ancora dal 1969 al 1972, è entrata infine a far parte dei Classic Malt nel 1988, e la sua produzione finisce in buona parte nei blended della casa madre.
Poche per questo le espressioni base del whisky, accanto a questo 14 anni troviamo solo il NAS Little Bay (ovvero la traduzione dal gaelico di Oban), un 18 anni e l’annuale Distillers Edition, più poche altre edizioni speciali.
Al momento sono sette i dipendenti fissi a lavorare sul posto, per far capire le dimensioni ridotte della loro produzione.
Una curiosità: i fondatori vivevano in una casa proprio accanto alla distilleria, con una porta situata nel loro salotto che dava direttamente sullo stabilimento, così da poter tenere d’occhio l’andamento dei lavori.
Note di degustazione
Al naso è molto leggero ed erbaceo, fresco, con punte di arancia e miele, assieme a una buona dose di alghe e aromi costieri. Pesca gialla, ananas, prugne secche, spruzzata di limone. C’è anche uno sbuffo di fumo in sottofondo, appena accennato, che si solleva dalla torba più umida che tostata. Profilo molto interessante e peculiare.
Il palato soffre di una certa esuberanza alcolica, spingendo un lieve sentore metallico che tende a restare per tutta la bevuta. Il profilo marittimo finisce un po’ in secondo piano, con le venature dolci di malto, miele e vaniglia, aspre di agrumi e secche del legno che si accavallano e a volte cozzano tra loro, gettando nel mucchio nocciole e cuoio. Ancora un timido fil di fumo si affaccia ogni tanto, incerto sul da farsi.
Finale mediamente lungo, metallico e secco, di nocciole, legno, tocco di mare.
Squilibrato e a tratti scontroso, perde al palato tutta la leggerezza e l’eleganza dell’olfatto in un insieme che non sembra mai trovare la quadra.
È un whisky apprezzato da molti, e proprio per questo l’ho voluto provare in occasioni (e contesti) diversi, ma le sensazioni restano sempre queste, di un distillato “vorrei ma non posso”.
Un’altra prospettiva:
Il bevitore raffinato