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Cameronbridge Imbottigliatori indipendenti Lowland Scozia Whisky dai 200 euro in su Wilson & Morgan

Wilson & Morgan Cameronbridge 33yo

Recensione del single grain di Cameronbridge imbottigliato da Wilson&Morgan.

Provenienza: Lowlands (Scozia)
Tipologia: Single Cask Single Grain Scotch Whisky
Gradazione: 55,8%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon finito in ex tokaji second fill
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Wilson&Morgan
Prezzo indicativo: € 240,00
Sito web ufficiale: www.wilsonandmorgan.com
Valutazione: 84/100

Ed ecco il nostro primo scotch single grain, ovvero un whisky prodotto con cereale diverso dall’orzo.
Cameronbridge è la più grande distilleria d’Europa, con quasi 100 milioni di litri di distillato prodotti all’anno, che per buona parte finiscono in blended (per esempio Johnnie Walker, J&B e Bell per il whisky) o altri prodotti (Smirnoff per la vodka, Tanqueray e Gordon’s per il gin).
La fondazione risale al 1824, per iniziativa di John Haig, primogenito di una famiglia già tradizionalmente impegnata nella produzione di whisky dal 1655, con il nome di Haig Distillery.
Ai tempi le Lowlands erano molto attive nella produzione di distillato, e la creatura di Haig non era certo da meno, tanto che nel 1877 fonda un’associazione, la Distillers Company Limited, unendo le forze con Port Dundas, Carsebridge, Glenochil, Cambus e Kirkliston, arrivando a controllare il 75% della produzione di distillato di cereali di tutta la Scozia.

La distilleria inizialmente produceva sia whisky di malto che di grano, divenendo single grain a partire dal 1929, e a eccezione della chiusura durante la seconda guerra mondiale, non ha mai smesso la produzione.
Diversi i lavori di ampliamento negli anni ’60 e negli anni ’80, con l’aggiunta alla produzione anche di gin e vodka nel 1989, e infine il passaggio sotto Diageo nel 1997, divenendo l’unica distilleria single grain del loro portafoglio.
Quello che mi trovo oggi nel bicchiere è un single cask, distillato nel 1984 e imbottigliato nel 2017 a gradazione di botte, con una finitura in botti di tokaji, noto vino ungherese, producendo 230 bottiglie.

Note di degustazione

Oro nel bicchiere.
Al primo impatto l’olfatto si presenta con una forte componente cerosa e acida, quasi da solvente, che arieggiando si lenisce facendo crescere sentori di mais, miele, vaniglia e caffè. L’esordio non è stato proprio invitante, ma migliora nettamente, pur mantenendo una certa acidità di fondo.
La gradazione si fa ben sentire al palato, spazzando via il solvente sentito al naso e lasciando ampio spazio a burro e cereali, frutta candita (albicocca, arancia), cioccolato, nocciole e zucchero di canna. Caffè ristretto. Dolce ma con venature acide e una punta amarotica.
Finale abbastanza lungo, di nocciole, cioccolato, cereali e una leggera astringenza.

Uno scotch decisamente inusuale, che in molti tratti ricorda un bourbon, con quell’approccio olfattivo inizialmente respingente che mi ha un po’ rovinato l’esperienza, comunque molto interessante.

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