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Ardbeg Isola di Islay Notizie sul whisky Scozia Tour delle distillerie

Una visita alla distilleria di Ardbeg

Vi raccontiamo il tour della distilleria fatto nell'estate 2018 dal nostro Bevitore Squattrinato.

La prima distilleria, come il primo amore, non si scorda mai.
Anche per questo è piacevole tornare con la memoria a quella fresca e luminosa mattina di fine agosto.
Di fronte a noi, un viale conduce alla struttura, mentre due segnali inequivocabili infondono la certezza che il traguardo è finalmente raggiunto.

Non è difficile arrivare ad Ardbeg.
Una volta sbarcati a Port Ellen, nel sud di Islay, dopo circa due ore di ferry boat da Kennacraig, si attraversa il piccolo centro e si imbocca la A846 che segue la costa in direzione ovest, sulla quale sono messe in fila, come tre buone idee, Laphroaig, Lagavulin e Ardbeg appunto.

Con le spalle al mare, circondata da prati di un verde lucente per lo più adibiti a pascolo, con nuvolette impertinenti appollaiate sui tetti a pagoda, la distilleria esibisce in ogni aspetto il rigore industriale e la chiarezza di obiettivi commerciali che la distinguono: dalla presenza di un ristorante interno (che offre al turista l’opportunità di numerosi assaggi e gli risparmia di dover tornare a Port Ellen per mangiare qualcosa), al personale multitasking (la giovane guida che, al termine del tour, veste un grembiule e “si trasforma” in cameriera).

Il tour inizia dal molo retrostante la distilleria dove, via nave, arrivano le botti.
Considerata la sua fama nel mondo, e i sessantamila membri del cosiddetto “Ardbeg Commitee” per cui vengono realizzati imbottigliamenti esclusivi, riesce difficile immaginare, come ci viene raccontato, che da queste parti abbiano vissuto tempi grami. Eppure, nel 1997, quando LVMH, già proprietaria di Glenmorangie, decise di acquistare la distilleria, la sede era così fatiscente che si rese necessario un investimento pari a 1,4 milioni di sterline per rimetterla in sesto.

Dal molo ci spostiamo all’interno, per una vera e propria immersione nel processo produttivo.
Su Islay solo tre distillerie su otto possiedono una malting room e Ardbeg non è fra queste. Il malto proviene da Port Ellen, dove viene torbato esattamente al livello richiesto.
Ascoltiamo il racconto dettagliato della fase del mashing (infusione) e apprendiamo che il residuo non viene gettato, ma è utilizzato per la produzione di mangimi da allevamento.
Ci spostiamo poi accanto ai sei washback, enormi vasche alte dai cinque ai sei metri e dalla capienza di ventottomila litri, con pale girevoli all’interno, che ospitano il mosto raffreddato (wort) e un’aggiunta di lieviti atti a farlo fermentare.
Conclusa la spiegazione, ci viene proposto di assaggiare il risultato della fermentazione (una sorta di birra acida), ma l’aspetto è davvero poco invitante…

Davanti ai due giganteschi alambicchi in rame riscaldati da serpentine, che accolgono il whisky in divenire nella misura rispettivamente di diciassette e diciottomila litri, la temperatura e l’emozione crescono di pari passo. L’impressione è di assistere a un processo meccanico, verificato nei minimi dettagli, pressoché inarrestabile.
Arriva il momento più eccitante del tour: la visita alle warehouse, i magazzini di stoccaggio delle botti. Ma ahinoi è domenica e, in assenza di manodopera, sono chiusi. Dobbiamo accontentarci di una lunga occhiata alle botti (vuote) accarezzate dalla brezza del mare in uno slargo adiacente la distilleria.

Ci spostiamo infine in un bar/archivio in cui fanno bella mostra di sé tutti gli imbottigliamenti storici di Ardbeg.
Il tour si conclude con un assaggio a scelta fra il classico Ten, l’audace Uigeadail e il maestoso Corryvreckan. Una degustazione anomala nell’orario (le 11.30), almeno per le nostre abitudini, ma di enorme godimento.
Il gruppo compatto, una quindicina di persone, si frantuma. La maggior parte dei visitatori si raccoglie nello shop adiacente il ristorante dove le bottiglie degli Ardbeg attualmente in commercio, proposte a un prezzo tutto sommato equo, come le sirene di Ulisse chiamano all’acquisto.

Dopo un sostanzioso pranzo e qualche chiacchiera con i compagni del tour, c’è giusto il tempo per uno sguardo d’insieme che riempia gli occhi e per una foto che consegni la giornata al ricordo.
Bowmore ci aspetta!

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