
Provenienza: Isola di Mull (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 46,3%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Distell Group Ltd.
Prezzo: € 31,00 su Aquavitae
Sito web ufficiale: tobermorydistillery.com
Valutazione: 81/100
Di Tobermory, la distilleria che produce il proprio whisky torbato sotto l’etichetta Ledaig, ho già avuto modo di parlare trattando il loro diciottenne, a cui quindi vi rimando per la loro storia.
Tobermory si proclama “distilleria artigianale”, e vista la posizione nella remota isola di Mull e la produzione dai numeri non molto importanti, in effetti non si fa difficoltà a crederci.
Non disponendo di magazzini in loco, si appoggiano a quelli di proprietà della Burn Stewart (sussidiaria del Distell Group), che di recente ha iniziato a costruire una nuova sede di stoccaggio dalle parti di Glasgow: la produzione, quindi, potrebbe accrescersi nel tempo. Chissà!
Note di degustazione
Oro chiaro nel bicchiere.
La torbatura al bacon si propaga con nettezza anche a distanza, avvicinando il naso gli aromi si arricchiscono di pneumatici bruciati, terra (non bruciata di Siena), una tonica nota medicinale abbracciata all’oceano (tipo disinfettante diluito nell’acqua di mare, ottimo per i suffumigi). In sottofondo, chiodi di garofano, pera, cereali. È un olfatto per certi versi rozzo, non molto equilibrato, dove tende a prevalere la torba lasciando poco spazio all’evoluzione, ma per chi ama il genere è a suo modo invitante.
In bocca l’alcol punge forse più del dovuto, ma volendo si accorda al carattere brusco del whisky. Ovviamente torba, con un netto profilo erbaceo e terroso pur mantenendo l’anima carnosa, tipo del bacon avvolto in ciuffi d’erba e impanato con la terra, molto “sporco” e agricolo. Si aggiungono fili di fumo (il bacon impanato l’hanno arrostito), biscotti bruciacchiati, crema alla vaniglia, ancora pera e chiodi di garofano, note medicinali finite in sottofondo. Un mix di gioventù e anima da bracciante, se potesse parlare la prima parola sarebbe sicuramente un’imprecazione molto colorita.
Finale abbastanza lungo, di cenere, erba, bacon e cereali.
Rozzo, disordinato, sporco, scontroso. Facile odiarlo o innamorarsene. Io cerco di mantenere un professionale distacco, e avendone provato versioni più mature e complesse non posso, in tutta onestà, promuoverlo a pieni voti.
Ma la sua arrogante adolescenza ha un suo perché, e ha un prezzo più che abbordabile.
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