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Interviste

Love Craft: intervista a Gabriele Guazzini

Intervista a uno dei fondatori del locale di Firenze.

Presentiamo la prima di una serie di interviste a proprietari e gestori di locali in cui gli appassionati di whisky (e distillati in genere) possano trovare non solo una vasta scelta di bottiglie, ma anche competenza e passione.

Iniziamo dal Love Craft, il primo whisky bar aperto a Firenze, un locale giovane e raccolto ma colmo di passione ed energia.
Ne abbiamo parlato con Gabriele Guazzini, uno dei proprietari e gestori del locale.

Nota: l’intervista è stata rilasciata prima dell’11 marzo.

La prima domanda è la più ovvia: perché Love Craft? E cosa vi ha spinto a lanciarvi nel primo whisky bar di Firenze?

La scelta del nome è stata del tutto svincolata da quella della proposta commerciale. Per un periodo della mia vita ho vissuto a Seattle, nel nord ovest degli Stati Uniti, dove ho inevitabilmente assorbito lo stile di vita e le usanze locali: Dive Bar, Craft Beer Bar e ovviamente Whiskey Bar, ai quali tuttora sono molto affezionato per avermi introdotto a questo bellissimo e prestigioso mondo!
H.P. Lovecraft invece è da sempre uno dei miei autori preferiti insieme a J.R.R. Tolkien e altri del genere Fantasy. Il gioco di parole con il nome dell’autore, e la voglia di creare un contrasto tra l’austerità delle sue atmosfere cupe e l’approccio leggero e informale con il quale abbiamo caratterizzato il Love Craft, erano a nostro avviso perfetti. Per me e per Manuel Petretto, socio in affari e Capo Bartender dietro al bancone del bar!

Qual è la filosofia alla base del vostro locale? Cosa si possono aspettare i vostri clienti da te e i tuoi collaboratori?

Il whiskey ha sempre avuto un immagine “pesante”, dettata dai luoghi comuni e forse dalle ormai obsolete campagne pubblicitarie di alcuni brand più famosi e commerciali (senza fare nomi, ovviamente!). In Italia si associa spesso l’immagine del consumatore di whiskey a quella di un vecchio signore benestante o al classico “sfascione” da pub… ma non è assolutamente così!
Il mondo del whiskey è vasto e ricco di sfumature, talmente varie da accogliere praticamente i gusti di tutti, bisogna solo imparare ad apprezzare. E da qui nasce la nostra idea: “svecchiare” l’immagine del whiskey e restituirla alla gente per quello che è realmente, un distillato nobile, ricco di storia e tradizione ma allo stesso tempo moderno e amabile, anche grazie alla miscelazione in cui Manuel e il nostro Staff (Laura e Batto) oggettivamente danno il loro meglio.

L’Italia è un paese dalla forte e radicata tradizione legata al vino, ma il consumo d’alcol assume spesso connotazione più legate alla socialità che alla qualità, credi sia necessaria un’educazione al bere?

Assolutamente si!
Soprattutto nei giovani, che sempre più spesso vediamo avvicinarsi al nostro bancone senza timori legati al prezzo o alla scarsa conoscenza dell’argomento. Anzi, si appassionano, si informano e spesso tornano da noi con notizie o nomi di prodotti che talvolta neanche noi conosciamo. Questo amiamo del nostro lavoro, lo scambio che si sta creando tra noi e la nostra clientela.

Trovandoti “dall’altra parte del bancone”, hai notato un cambiamento nell’approccio al whisky e ai distillati in genere da parte del pubblico?

La gente sta cambiando i propri gusti e sta virando verso prodotti di qualità e drink sempre più elaborati e ricercati. Il palato dell’italiano medio si sta affinando anche grazie ai nostri colleghi, che nel corso degli ultimi anni hanno alzato l’asticella sia nella selezione dei propri prodotti che nella miscelazione degli stessi.

Stiamo attraversando un periodo molto fortunato per i whisky, con un’offerta sempre più ricca e variegata: c’è una nuova distilleria o imbottigliatore indipendente che ti abbia colpito particolarmente?

Personalmente Arran mi ha letteralmente conquistato dal primo sorso (Barrel Reserve Single Malt 43%ABV), anche se il mio primo amore è stato (e resta) Aberfeldy 12YO… che ci vuoi fare, sono un romantico!

Qual è stato il dram che ti ha rubato il cuore?

Come ti dicevo, Aberfeldy 12YO, ma se vogliamo parlare di torba e affumicature pesanti non posso che nominare l’arrogante e generoso Octomore di Bruichladdich: potentissimo!

Come ti sei avvicinato al mondo dei distillati, e del whisky in particolare?

Gironzolavo per Seattle alla ricerca di un locale diverso dove passare una serata, e senza neanche rendermene conto mi trovai seduto in questo piccolo bar incredibilmente ricco di atmosfera… e di whiskey: il Canon! Menù enciclopedico con centinaia di etichette di whiskey diversi, cibo eccezionale, cocktail fuori di testa, e soprattutto uno staff davvero competente e socievole, che ha saputo farmi appassionare a questo nobile distillato.

Come state affrontando questo periodo così delicato dovuto all’epidemia del Covid-19 e cosa suggerite ai vostri clienti?

Abbiamo deciso a malincuore di chiudere i battenti in attesa che questa brutta situazione migliori, permettendoci di tornare TUTTI alla normalità! Spinti da un dovere civico e morale verso le nostre famiglie, i nostri cari, gli anziani e tutti coloro che ogni giorno si espongono a grossi rischi per contrastare il diffondersi di questo virus, abbiamo ritenuto opportuno sospendere l’attività commerciale, preoccupandoci che il nostro staff fosse al sicuro e invitando i nostri clienti a restare in casa seguendo le indicazioni del Ministero della Salute!
Questa volta abbiamo bisogno davvero di spalleggiarci l’un l’altro se vogliamo superare questa brutta crisi… e possiamo farcela, siamo un popolo forte e responsabile… quando vogliamo!

Colgo l’occasione per segnalare un’associazione di ristoratori e gestori di locali toscani che è nata spontaneamente di recente, nella speranza di creare un gruppo coeso di imprenditori senza colori politici o rivalità. Consiglio a tutti di dare una lettura ai vari comunicati che puntualmente vengono emessi dall’ufficio stampa del gruppo, nella speranza di raggiungere quante più persone possibile in tutta Italia: RISTORATORI TOSCANI.
Grazie.

Le altre interviste nel blog:
Blackadder: intervista esclusiva con Hannah Tucek
Big Peat: due chiacchiere con Fred Laing
Compass Box: intervista a John Glaser

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