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Giappone Nikka Whisky dai 50 ai 100 euro

Nikka Yoichi

Recensione del Nikka Yoichi.
bottle

Provenienza: Giappone
Tipologia: Single Malt Japanese Whisky
Gradazione: 45%
Botti di invecchiamento: Vergini, ex sherry, altre
Filtrato a freddo:
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: Asahi Breweries
Prezzo: € 80,00 su Aquavitae
Sito web ufficiale: www.nikka.com
Valutazione: 86/100

Inizialmente ci fu grande stupore nel mondo del whisky quando, nel 2016, Nikka fu costretta a sostituire tutti i propri storici imbottigliamenti con annata dichiarata con delle versioni NAS a causa del boom di vendite che aveva pericolosamente ridotto le scorte (e del resto è notizia di poco tempo fa che persino i mitici Taketsuru Pure Malts non verranno più prodotti).
Dopo quasi quattro anni però, la nuova linea di Nikka continua a mietere successi di mercato, e anche gli appassionati devono ormai prendere atto della discussa scelta aziendale.

Lo Yoichi porta il nome della città dell’Hokkaido dove il leggendario fondatore Masakata Taketsuru costruì, nel 1934, la prima distilleria di quella che in seguito sarebbe diventata la Nikka.
Nato nel 1894 in una famiglia di maestri del sakè, Taketsuru frequentò sin da bambino il mondo degli alcolici, ma la sua vita cambiò drasticamente quando nel 1918 venne mandato dal suo datore di lavoro dell’epoca a studiare chimica organica e distillazione all’università di Glasgow. In Scozia, Taketsuru non trovò soltanto una nuova vocazione lavorativa nel whisky, ma anche l’amore di Rita Cowan.
Dopo una serie di peripezie, nel 1934 i due sposi riuscirono finalmente a coronare il sogno di creare una distilleria di whisky giapponese proprio a Yoichi, in quell’Hokkaido che secondo loro ricordava tanto la Scozia per condizioni pedoclimatiche.
Il primo Nikka uscì nel 1940, l’azienda assunse l’attuale nome nel 1952, e la proprietà venne ceduta alla Asahi nel 1954 per poter intraprendere una coraggiosa espansione commerciale.
Bene, fine della nota storica e passiamo a parlare di questo whisky.

Questo Yoichi è l’erede dei vecchi Nikka torbati di 10, 12, 15, e 20 anni.
La torba proviene dal bacino del fiume Ishikari, il maggiore dell’Hokkaido.
Distillato in alambicco discontinuo pot still, lo Yoichi matura in una combinazione non specificata di botti vergini, ex sherry, ex bourbon, e altre.
Il colore è un giallo oro carico.
Al naso potrebbe presentarsi molto giovane, dominato da sentori dolci di cereale, ma facendolo areare si rivela di maggiore eleganza: fruttato (agrumi canditi), speziato (liquirizia, noce moscata), il tutto infuso di una leggerissima torba dalle tonalità fumose e salate che ricorda alcuni Campbeltown. C’è anche un sentore floreale di geranio che permane anche nel bicchiere vuoto.
In bocca, la torba prende più carattere e stimola le papille con una discreta sapidità oceanica e col ritorno di liquirizia a cui si aggiunge anche il rabarbaro. Il sorso è comunque morbido, dal sapore fondamentalmente dolce grazie alla presenza di note agrumate, di frutta bianca, e di cioccolato al latte.
Il finale è medio, dominato dalla torba in toni oceanici e terragni: freschezza marina, mentolo, radici di liquirizia, e un retrogusto di malto più scuro.

Lo Yoichi è un ottimo whisky, ma purtroppo il confronto con le vecchie espressioni con età dichiarata è impari. Il carattere è indiscutibilmente il medesimo, ma in versione depotenziata e ammorbidita. Bisogna ovviamente prendere atto della decisione aziendale, ma è difficile non rimpiangere ciò che è andato perduto. Del resto, il repentino aumento dei prezzi avrebbe comunque reso intoccabili le espressioni più invecchiate proprio come sta succedendo per gli altri produttori giapponesi. Alla fine sono sempre le vendite a giudicare la bontà delle decisioni, e vista la piacevolezza di beva, è improbabile immaginare che ci possa essere un cambiamento repentino nei gusti del pubblico.
Ma se un tempo quella piacevolezza derivava da una magistrale interpretazione giapponese della maturazione dei distillati, ora questa ne è la versione fatta in serie e privata dell’anima.

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