
Provenienza: Islay (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 48%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon first fill, vergini europee
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: Sì
Proprietà: Suntory
Prezzo: € 99,00 su WhiskyItaly
Sito web ufficiale: www.laphroaig.com
Valutazione: 75/100
Era da molto che Laphroaig mancava da queste pagine, essendo stato uno dei primi whisky recensiti dal sottoscritto in due delle espressioni base.
E questa volta trattiamo un’edizione speciale, distribuita ad aprile del 2017 per onorare i due secoli di attività della distilleria e tutti i Master Distiller che hanno contribuito a crearne la tradizione, fino all’attuale Distillery Manager John Campbell.
Inizialmente disponibile solo nel circuito Global Travel Retail, questo imbottigliamento presenta una novità per la distilleria, ovvero l’affinamento in botti vergini di quercia europea (le cosiddette Hogshead, botti più piccole di quelle normalmente usate, da 300 litri), mentre le botti ex bourbon sono state “pesantemente ricarbonizzate”, come afferma l’azienda stessa.
Note di degustazione
Inspiegabilmente, per il whisky è stato usato del colorante, per fargli raggiungere l’invero gradevole apparenza ambrata. Peccato.
Al naso accoglie subito la torba, molto piena e rotonda, più marina che medicinale, che presto si fa da parte per lasciare spazio a una gradevole dolcezza: uvetta, mele mature, marzapane, un tocco di cioccolato. Sul fondo, un leggero strato di cenere e chiodi di garofano.
L’imbocco è molto oleoso, con la fumosità che avvolge subito il palato con tonalità da barbecue su cui hanno grigliato anche della frutta matura (tutto è più buono alla griglia, un po’ come il fritto). La torba è nettamente dominante, salina e incenerita, ribaltando gli equilibri dell’olfatto con mio personale disappunto: tutti gli aromi dolci e fruttati sembrano essersi appannati, appiattiti in un profilo un po’ noioso e monocorde. Torna una leggera nota speziata accompagnata dal legno, che alla lunga è l’elemento che più si fa sentire, quasi fosse l’unico apporto concreto degli Hogshead europei.
Il finale è medio, con legno, cenere e frutta, molto secco.
Per essere una bottiglia celebrativa han proprio fatto un bel lavoro (spoiler: sarcasmo): bevuta non sgradevole ma noiosa, e considerato quel che costa del tutto evitabile.