
Provenienza: Scozia
Tipologia: Blended Scotch Whisky
Gradazione: 40%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon
Filtrato a freddo: Sì
Colorazione aggiuntiva: Sì
Proprietà: Diageo
Prezzo medio: € 14,00
Sito web ufficiale: www.johnniewalker.com
Valutazione: 40/100
“Fa schifo.”
Questa è la laconica recensione che ha campeggiato per un paio di mesi in questo articolo.
L’intento era ovviamente goliardico, ma più di qualcuno mi ha chiesto di parlarne seriamente, come se la mia opinione effettivamente avesse qualche merito, e quindi… proviamoci!
La storia di John Johnnie Walker è nota ai più (o quantomeno facilmente reperibile su Wikipedia), quindi non ha molto senso trattarla anche qui.
Più interessante (forse) è capirne il successo: è indubbio come sia uno dei marchi (se non IL marchio) a cui tutti pensano quando si nomina il whisky, ed è uno dei più venduti al mondo (come Scotch detiene il primato, come whisky in generale no).
Sicuramente molto del merito della sua diffusione sta nella forza commerciale del brand, dal 1997 in mano al colosso Diageo, che ha saputo costruirne la reputazione negli anni, ma già la proprietà originale mostrò una notevole abilità nel creare una campagna di marketing azzeccata, con l’uso dello Striding Man fin dal 1908.
È solo in tempi relativamente recenti che la produzione è stata diversificata così come la conosciamo oggi, con un fiorire di etichette di colori diversi a riempire gli scaffali di enoteche, whiskyteche e (soprattutto) supermercati: l’ampio portafoglio di distillerie a disposizione di Diageo, dalla carne da cannone a quelle più blasonate come Talisker o Lagavulin, ha consentito ai mastri distillatori della Johnnie Walker di dare vita a blended per tutte le tasche e tutti i gusti, dal basico Red Label ai ricercati Blue e Green Label.
Se pure l’appassionato può storcere il naso di fronte a prodotti poco complessi come questo, la loro esistenza è fondamentale non solo per mantenere la diffusione del whisky sia commercialmente che culturalmente (è più facile avvicinarsi al distillato con una bottiglia abbordabile per prezzo e gusto che partire da un Octomore), ma anche per tenere in piedi molte distillerie che restano aperte soprattutto per il contributo che danno a questi blended.
Perché ci sia un Sassicaia deve esistere un Tavernello…
Note di degustazione
Ma veniamo a questo Red Label, che con il suo giallo oro è l’eponimo del whisky, frutto del mix di almeno 35 distillati diversi e di un solido apporto di colorante al caramello.
Al naso arriva subito un sentore alcolico, inteso proprio come disinfettante (decisamente non il medicinale di Laphroaig), accompagnato da colla (!) e un sottofondo amarognolo. A insistere con non poco coraggio, si percepisce una cremosità dolce di fondo. Non molto invitante, ma d’altronde è pensato per i cocktail, o per essere sommerso di ghiaccio se bevuto in solitaria…
Al palato, arriva subito l’alcol (ed è un 40 gradi!), che svanisce rapidamente per lasciare spazio a cartone (giuro!) e ancora un nettissimo profilo amaro, quasi formaldeide. Sembra un prodotto chimico, tipo solvente: non così forte, ovviamente, ma le sensazioni sono quelle. Il sapore ha vita brevissima, tocca purtroppo berne più sorsi per riuscire a focalizzarlo bene… ma c’è un limite a quanto possa sacrificarmi, quindi fidatevi di quanto scritto sopra.
Il finale è secco, amaro, colloso e fortunatamente breve.
Non è nato per essere bevuto da solo, e si sente, forse acquisisce un senso mixato, ma come prodotto in sé resta il punto più basso concepibile: non ci si aspetta complessità da un prodotto così economico, ma almeno un minimo fisiologico di bevibilità sì. In questo senso, il Double Black è molte spanne sopra.
Recensioni di whisky da Johnnie Walker nel blog
Un’altra prospettiva:
Il bevitore raffinato
direi che W te nn capisci proprio nulla….
E vabbè, me ne faró una ragione 😄