
Provenienza: Islay (Scozia)
Tipologia: Single Malt Scotch Whisky
Gradazione: 40%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon (Maker’s Mark)
Filtrato a freddo: Sì
Colorazione aggiuntiva: Sì
Proprietà: Suntory
Prezzo: € 38,90 su Aquavitae
Sito web ufficiale: www.laphroaig.com
Valutazione: 84/100
Restiamo in quel di Islay, ma giusto perché all’inizio mi pareva sensato partire dai whisky più noti (non è colpa mia se in tanti vengono da lì!).
E festeggiamo il terzo post con una foto che non sia prelevata dalla rete, in cui fa bella mostra di sé il bicchiere dei FoL (Friends of Laphroaig): se infatti acquistate una bottiglia di questa distilleria, nell’astuccio troverete un libretto illustrativo (molto gradito) sulla cui ultima pagina c’è un codice. Da questa pagina del sito ufficiale, potete iscrivervi con suddetto codice e diventare anche voi un FoL!
E cosa ci si guadagna a essere un FoL? Che vi assegnano un pezzettino del loro terreno, con tanto di coordinate precise per ritrovarlo doveste capitare da quelle parti, nel qual caso vi offriranno pure un bicchierino (trovate la spiegazione completa qui).
Oltre a tutta questa manna dal cielo, avrete accesso anche a una raccolta punti (che avviene tramite i codici contenuti nei libretti) con cui poter scegliere ricchissimi premi, tra cui appunto (e ci siamo arrivati!) il bicchiere di cui sopra. Occhio che la raccolta richiede parecchi libretti, quindi dovrete scolarvi un bel po’ di bottiglie…
Con i punti si possono ottenere anche altre memorabilie, tra cui giacche a vento, brocche, felpe, tutto ovviamente griffato Laphroaig. Una volta si poteva acquistare anche un formaggio al Laphroaig, davvero eccellente, ma è qualche anno che è scomparso, quindi vi toccherà andare su Islay per cercarlo.
Note di degustazione
Voi però siete qui per bere (o meglio, per leggere di me che bevo), quindi versiamoci questo whisky e sentiamo com’è.
Siamo a Islay, e questo spesso significa torba: qui c’è, abbondante e aggressiva, molto più di altri fratelli dell’isola.
Il naso viene inondato dalle note oceaniche, di quelle però che hanno invaso una sala operatoria: caratteristica infatti del Laphoraig è l’aspetto medicinale, pungente, dove la torba è ancora bella umidiccia e salina, quasi marcia, con qualche tocco di catrame. Un’aroma di questo tipo può far storcere il naso a molti, anche solo leggendolo, ma gli amanti dei torbati troveranno di che sollazzarsi. Alcol più pungente di quanto ci si potrebbe aspettare, specie se confrontato con altri whisky dalla gradazione più importante.
Al gusto si ritrovano le stesse impressioni, anche se più addolcite, sempre con quella sensazione salmastra di alghe marine, di torba medicinale (che magari a prenderla è meglio dell’Aulin, vallo a sapere) e di spezie. Il tutto riempie il palato, ma perde relativamente presto di mordente, forse a causa del grado alcolico troppo ammaestrato (tant’è che preferisco ampiamente il Quarter Cask).
Terminato il bicchiere, rimangono persistenti le note salmastre e di torba, sempre con quell’ospedale che resta lì a cercare di lasciarti un’impressione positiva la prossima volta che ti toccherà andarci per davvero.
Molti dicono che con il tempo questa espressione sia diventata la pallida copia dell’originale, e troverete diversi appassionati della Laphroaig che ne diranno peste e corna.
Personalmente, non potendo fare confronti, ne apprezzo comunque l’originalità, sebbene concordi sul fatto che sia un po’ troppo ammaestrato: la gradazione standard lo ammazza un po’, ma è difficile trovare tanta personalità in un whisky così diffuso e, diciamolo, economico.
Non per tutti, ma se vi piace, allora siete (quasi) pronti a tutto.
Recensioni di whisky da Laphroaig nel blog
Un’altra prospettiva:
Il Bevitore Raffinato