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Irlanda Redbreast Whisky dai 50 ai 100 euro

Redbreast 12 Cask Strength

Recensione del Redbreast a forza di botte.

Provenienza: Cork (Irlanda)
Tipologia: Single Pot Still Irish Whiskey
Gradazione: 58,6%
Botti di invecchiamento: Ex bourbon ed ex sherry oloroso
Filtrato a freddo: No
Colorazione aggiuntiva: No
Proprietà: The Midleton Distillery
Prezzo indicativo: € 62,00
Sito web ufficiale: www.redbreastwhiskey.com
Valutazione: 87/100

L’isola di smeraldo sta vivendo una vivace rinascita nella produzione del whiskey, ma nonostante la mattanza di distillerie che ha subito non molti anni fa, alcune sono riuscite a sopravvivere anche nei tempi più bui, e una di queste è Redbreast.
Fondata a Dublino nel 1861 come sussidiaria locale della londinese W&A Gilbey, la distilleria nasce inizialmente come bonder, pratica molto diffusa in Irlanda dove i commercianti di liquori acquistavano il distillato appena prodotto dalle varie distillerie per farlo maturare nelle proprie botti e poi imbottigliarlo in proprio. È nel 1912 che nasce il primo Redbreast (realizzato con distillato proveniente da Jameson), invecchiato 12 anni, chiamato così per richiamare i pettirossi in onore della passione ornitologica del presidente di allora della Gilbey.
Produzione e affari procedevano a gonfie vele, fin quando la Irish Distillers, che controllava buona parte delle distillerie, decise nel 1968 di cessare le forniture di whiskey ai bonder, compreso Gilbey, che riuscì però a spuntare un’eccezione (come accadde anche per i Mitchell), salvo tre anni dopo trovarsi a spostare la produzione a Cork in forza della chiusura di tutte le distillerie nella capitale.
Nel 1985 la produzione di Redbreast viene interrotta, cedendo l’anno successivo il marchio agli attuali proprietari che lo rilanciarono nel 1991, partendo dal consolidato 12 anni.

Attualmente il portafoglio base prevede whiskey a età dichiarata (12 anni, 12 anni Cask Strength, 15 anni, 21 anni e 27 anni) e il NAS Lustau.
Rebreast è uno dei pochi single pot still whiskey irlandesi in commercio, genere invece molto in auge fino all’inizio del secolo scorso, realizzato con orzo maltato e non.
Questa versione a grado pieno è stata lanciata nel 2011, in batch diversi anche nella gradazione: quello tra le mie mani è il B1/12 del 2012.

Note di degustazione

Oro con riflessi ambrati nel bicchiere.
L’alcol aggredisce prepotentemente il naso, bisogna concedere tempo al whiskey di areare e mitigarsi, e in qualche minuto si apre a profumi erbacei e floreali, molto delicati e balsamici, presto raggiunti (e superati) da uva sultanina, prugne cotte, caramello, vaniglia, frutti rossi, cioccolato. Legno levigato e noce moscata in sottofondo.
La gradazione picchia forte al palato, va affrontata con una certa cautela ma è gestibile, attaccando con un’onda pepata che apre la strada a tonalità più morbide e calorose (a tratti sembra un brandy), con amarene in alcol, cioccolato, mele cotte, cannella, biscotti al burro, un tocco di liquirizia e nocciole. Setosa sensazione di legno. Un’impressione di caffè.
Finale non molto lungo, di mele cotte, spezie, amarene, nocciole.

Le botti di sherry la fanno da padrone, influenzando notevolmente le note della bevuta che risulta impegnativa per la gradazione (forse eccessiva) ma piena e incalzante, con una pienezza che generalmente non si associa ai distillati irlandesi.

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